CASE FAMIGLIA

IN CASA FAMIGLIA SENZA MOTIVO: “MAMMA, TI PREGO, PORTAMI VIA”


Si parla molto in questo periodo di minori sottratti ai genitori e collocati in casa famiglia senza che si siano verificate le gravi condizioni che la legge impone per assumere simili traumatiche decisioni. Violenze, maltrattamenti, abusi sessuali, droga o incuria, sono infatti i mali estremi a cui la legge impone estremi rimedi.

Ma perchè, allora, sempre più spesso leggiamo di bambini strappati a un genitore o a tutti e due, quando nessuno di questi gravi motivi è presente?

Quasi quotidianamente assistiamo a programmi televisivi in cui ai racconti drammatici dei genitori si alternano dichiarazioni di giudici dei tribunali dei minori che negano con decisione la possibilità che un bambino possa essere strappato ai genitori per povertà o per banali liti fra coniugi separati o in via di separazione, “La legge non consente di togliere un figlio ai genitori in assenza di gravi motivi”, tuonano! .

Già, ma allora perchè i giornali sono pieni di storie tutte uguali in cui i bambini vengono privati anche con l’uso della forza pubblica di tutti i loro affetti per essere collocati in una casa famiglia? Cosa hanno fatto di male questi bambini per essere così duramente puniti? E che tipo di traumi provocherà in loro la perdita di tutti gli affetti? Il problema non sembra sussistere per le figure istituzionali che dovrebbero operare per “il bene supremo del minore”, a meno che i giudici non abbiano una concezione del “bene del minore” totalmente sconosciuta al resto della società civile.

Ma forse una spiegazione a quello che appare a tutti gli effetti un gigantesco e letale equivoco, possiamo trovarla in questo articolo di presentazione della comunità per minori “Il Ciliegio”, inaugurata nel 1995.

Proprio in occasione della sua apertura, il Corriere scriveva: ” Sulla Cassia inaugurata una casa famiglia per minori in difficoltà bambini in situazioni di disagio familiare, con genitori tossicodipendenti o prossimi alla separazione, potranno essere ospitati dalla casa famiglia “Il ciliegio” di via Lubriano 40, sulla Cassia, inaugurata ieri dall’assessore Amedeo Piva. La casa famiglia potrà ospitare 8-10 bambini che dovranno restare almeno un anno.”  – Pagina 46 (26 settembre 1995) – Corriere della Sera”

In questo articolo, incredibilmente si associano i genitori tossicodipendenti a quelli prossimi alla separazione, come se entrambe le categorie facessero parte del gruppo, per cui si rende necessario l’allontanamento di un minore dalla famiglia naturale. Inoltre, qui per la prima volta è indicato un periodo di permanenza minimo in casa famiglia: un anno. Qualcuno potrà obbiettare che non sempre i giornali riportano correttamente le notizie, ma se questo articolo le avesse invece riportate fedelmente, allora si aprirebbe finalmente uno squarcio nella nebbia che troppo spesso avvolge le decisioni dei vari tribunali dei minori, ovvero: la categoria dei genitori separati è di fatto entrata nel ristretto gruppo di quelle che “impongono l’allontanamento del minore dai genitori “, senza che lo abbia stabilito alcuna legge dello stato.

E’ avvenuto per un passaparola? Per abitudine? Per comodità? Per incompetenza? Questo non possiamo saperlo, quello che è certo è che “il supremo interesse del minore” è andato via via scemando, per lasciare spazio al supremo interesse di altre figure che, di fatto, alimentano e amplificano il conflitto fra gli ex coniugi, punendo però soltanto i loro figli.

Non è poi da sottovalutare il fatto che la macchina messa in moto nelle separazioni conflittuali, anche in assenza di una contesa per l’affido dei figli, è estremamente costosa.

Consulenti tecnici, consulenti di parte, psicologi, avvocati, sono tutte figure di cui i genitori avranno bisogno. Poi, qualora venisse sottratto loro il figlio o i figli, i separati dovranno pagare anche la casa famiglia, il cui costo medio è di circa 3000 euro al mese a bambino. Se i loro introiti non fossero sufficienti, sarà il comune a pagare in parte o interamente la retta. Quanto possa durare la permanenza di un figlio di genitori separati in una casa famiglia è un rebus. Ci sono bambini che sono in casa famiglia anche da 4 anni, tanto che il Garante per l’Infanzia del Lazio, due anni fa, ha ordinato una sorta di censimento sui minori ospitati nelle case famiglia, per avere finalmente dei dati sulle ” detenzioni ingiustificate”.

In una trasmissione radiofonica di qualche giorno fa, il risultato della “ingiusta detenzione” di bambini innocenti, è emerso in modo drammatico in una telefonata fra una mamma e la sua bambina rinchiusa in comunità su ordine del tribunale dei minori di Roma alla vigilia dello scorso Natale. La colpa della bimba? La separazione conflittuale dei genitori!

Così, un giorno, questa bimba che viveva con la mamma, andava bene a scuola e stava benissimo, si è vista portare via per essere rinchiusa in una comunità per minori in difficoltà, anche se lei di difficoltà non ne aveva. Le richieste di aiuto che questa bambina lancia dal telefono alla mamma, sono strazianti, disumane, spaventose. “Mamma, ti prego, portami via” , grida questa bambina, e in quel grido che le si strozza in gola vedo qualcuno che nell’ombra sorride soddisfatto, mentre qualcun altro continua a ripetere che i tribunali pensano soltanto “al bene supremo del minore.”

Autore Roberta Lerici-2 marzo 2012

www.bambinicoraggiosi.com

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